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Storie del Cellina tra Ravedis e Partidor

1 - Ravedis


Qui comincia la nostra storia, lì dove il torrente Cellina si affaccia alla pianura. Poco dopo la metà del suo scorrere dalle sorgenti clautane all'incontro con il Meduna.

 

 

 

DIGA DI RAVEDIS

Da questo punto è possibile osservare, dal basso, solo una parte del poderoso impianto di sbarramento, in particolare i capaci scarichi di fondo e il laghetto dissipatore. L’imponente muraglione della diga, infatti, appena s’intravvede perché nascosto dal fianco settentrionale del colle castellano. La diga in calcestruzzo a gravità massiccia, alta circa 90 m, è stata realizzata a scopo elettro-irriguo e per la laminazione delle piene, già verificatesi in passato (ad esempio nel 1966) con esiti disastrosi per gli abitati e le coltivazioni delle pianure del pordenonese e del Veneto orientale. L'iter costruttivo della grande opera idraulica, iniziato nel 1986 e conclusosi nel 2014, è stato lungo e travagliato, caratterizzato da interruzioni dei lavori dovute alla cronica mancanza di finanziamenti e alle problematiche geo-strutturali di volta in volta emerse. La costruzione della diga, una delle opere idrauliche più importanti realizzate negli ultimi decenni in Italia settentrionale, rientra nell'ingegnoso ed avveniristico progetto di sfruttamento elettro-irriguo delle acque del Cellina, avviato in valle alla fine dell'800.
Bibliografia:
Con l'acqua del Cellina. Un omaggio a un secolo di lavoro della gente della Valcellina, a cura di Piero Pinamonti, Udine, Forum, 2008.
D. Schettini, Ravedis. Una storia mai raccontata, Pordenone, L'Omino Rosso, 2006.
L. Zin, Il torrente Cellina e la diga di Ravedis. Cento anni di opere per l'utilizzo delle risorse idriche e la difesa del suolo, Pordenone, Consorzio di Bonifica Cellina Meduna, 2014.

Sitografia:
https://www.progettodighe.it/main/le-dighe/article/ravedis

• http://www.regione.fvg.it/rafvg/comunicati/comunicato…

 

PONTE DI RAVEDIS

Alzando lo sguardo si può osservare il ponte di Ravedis, che collega Maniago a Montereale, risalente ai primi anni Venti del Novecento. Il ponte, ad un'unica e imponente arcata, ha sostituito precedenti collegamenti: una precaria passerella in legno, non sempre utilizzabile a causa delle piene del Cellina, e un ponte ben solido in ferro del 1878 – opera all'epoca avveniristica per gli arditi calcoli strutturali –, anch'esso ad arco ribassato della luce di 83 m, distrutto dai genieri italiani durante la ritirata di Caporetto e subito ricostruito in legno dagli austro-ungarici in inseguimento.
Nel 1808 sul sito era stata prevista la costruzione (mai effettuata) di un ponte in legno coperto, con fattezze simili al celebre ponte di Bassano del Grappa. Le strutture del ponte del 1878 e di quello attuale risultarono utili anche per l'alloggio di una tubatura che permise (fine Ottocento) di condurre le acque di una sorgente in sponda sinistra del Cellina alla sponda opposta, ed avviare così la prima canalizzazione civica dell’abitato di Montereale, progressivamente estesa alle sue frazioni.

Bibliografia:
La porta della Valcellina. Montereale Valcellina, Grizzo, Malnisio, San Leonardo Valcellina, appunti di viaggio, a cura di Patrizio De Mattio, Montereale Valcellina, Comune di Montereale Valcellina, 2003.
L. Zin, Il Cellina, 2, Pordenone, Consorzio di Bonifica "Cellina-Meduna", 1997.
Storia dell'ingegneria strutturale in Italia, a cura di Tullia Iori e Sergio Poretti, Gangemi Editore, 2011, Architettura e costruzione, SIXXI, 1.
L. Zin, Il torrente Cellina e la diga di Ravedis. Cento anni di opere per l'utilizzo delle risorse idriche e la difesa del suolo, Pordenone, Consorzio di Bonifica Cellina Meduna, 2014.

 

EX AREA DI CANTIERE area golenale

Si tratta della vasta piastra in ghiaia battuta percorsa per arrivare sin qui, realizzata a supporto della costruzione della diga di Ravedis. Durante i lavori, transitando per l’omonimo ponte e guardando in basso, si poteva osservare un brulichio di attività tra le varie aree di deposito e prelavorazione, un andirivieni di mezzi e materiali, il lungo sistema di nastri trasportatori per inviare gli inerti – stoccati in tramogge diverse a seconda della grana – all’impianto di betonaggio più a monte. La realizzazione della diga ha inciso pesantemente sul contesto geo-naturalistico e morfologico della zona, fagocitando i residui di antiche difese spondali, l’imponente masso noto come “piera magnadoria”, che affiorava poco a monte del ponte di Ravedis, nonché alcune opere connaturate al pionieristico progetto di costruzione della centrale idroelettrica di Malnisio e della strada della Valcellina, risalente ai primi del Novecento.
Bibliografia:
Con l'acqua del Cellina. Un omaggio a un secolo di lavoro della gente della Valcellina, a cura di Piero Pinamonti, Udine, Forum, 2008.
L. Zin, Il torrente Cellina e la diga di Ravedis. Cento anni di opere per l'utilizzo delle risorse idriche e la difesa del suolo, Pordenone, Consorzio di Bonifica Cellina Meduna, 2014.

 

PIEGA DEL MONTE JOUF

L’erosione operata dal torrente Cellina al suo sbocco nell’alta pianura ha reso possibile l’osservazione, sul versante del monte Jouf, a valle della stretta di Ravedis, di una grande piega asimmetrica, di raggio chilometrico. La visione complessiva di questa anticlinale (piega con concavità rivolta verso il basso) si può avere dalla strada che sale al castello di Montereale o dal parcheggio nei pressi della chiesa di San Rocco adiacente al cimitero.

Dalla posizione in cui ci troviamo, la stratificazione appare verticale: stiamo osservando il fianco meridionale della piega. Seguendo la stratificazione verso l’alto è possibile intravedere che gli strati si piegano verso Nord e la loro inclinazione diminuisce fino a raggiungere l’orizzontalità. Le spinte crostali che sono all’origine del sollevamento di questo settore della catena alpina hanno determinato il piegamento di queste rocce (Calcari di età cretacica). Le stesse spinte hanno creato dei piani di rottura lungo i quali porzioni di crosta si stanno accavallando gli uni sugli altri (tutta la piega è una di queste porzioni). Uno di questi piani (sovrascorrimento) si estende per decine di chilometri al piede delle Prealpi Carniche: la Montelonga, il Monte Fara e il Monte Jouf avanzano verso Sud e salgono sopra a rocce più recenti sepolte sotto le alluvioni dell’alta pianura. Per questo motivo la piega e denominata “Anticlinale di rampa del Monte Jouf”.  E’ uno dei 184 siti di interesse geologico (Geositi) della Regione Friuli Venezia Giulia.

 

ROGGIA DI VIVARO
(la netta linea orizzontale appena sopra la strada verso Maniago)

Da questo punto, guardando dritto il fianco del monte Jouf, è visibile il primo tratto della roggia, quello risalente agli inizi del Novecento e corrispondente alla netta linea orizzontale appena sopra la strada verso Maniago.
La roggia di Vivaro ha una storia antica testimoniata nei documenti a partire dalla metà del Trecento. Il suo punto di presa dal Cellina si trovava in località Fous (subito fuori l'abitato di Maniagolibero sulla strada per Montereale), scorreva in sponda sinistra del Cellina e attraversava la vasta piana magredile fino a Vivaro, per poi perdersi nel greto del fiume Meduna. Inizialmente voluta per scopi domestici, irrigui e di abbeveraggio degli animali, divenne ben presto fonte di energia per muovere le ruote idrauliche di diversi opifici (mulini, magli di battiferro e segherie) avviati nei pressi della presa e dell'attuale ponte Giulio, nonché nell'ultimo tratto, a Vivaro. Nei primi del Novecento fu coinvolta dal grande progetto di realizzazione della centrale idroelettrica di Malnisio, che ne determinò lo spostamento ed elevazione del punto di presa con la conseguente costruzione del nuovo tratto fino a Maniagolibero (la linea di cui abbiamo detto). Nel 1956, in seguito ad un più razionale utilizzo della distribuzione dell’acqua, soprattutto legato ad esigenze irrigue, il primo tratto della roggia di Vivaro venne dismesso. Negli ultimi decenni i nuovi sistemi di derivazione e di pompaggio delle acque hanno reso obsoleto anche il resto dell'antica canaletta.

Bibliografia:
L. Zin, Il Cellina, 2, Pordenone, Consorzio di Bonifica "Cellina-Meduna", 1997.
Sitografia:
http://www.comune.vivaro.pn.it/index.php?id=10604
https://www.progettodighe.it/forum/viewtopic.php?f=14&t=910&start=20

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