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Presentazione del progetto "La mia scuola accogliente"

Sabato 9 novembre 2019, ore 10.00 - Sede dell'IC MONTEREALE VALCELLINA




>> Visita la pagina del progetto per saperne di più!
 

 Il Progetto 

L’evoluzione del modo di insegnamento e dell’apprendimento corre più veloce dell’adeguamento degli spazi, creando molto spesso situazioni non più adatte alle esigenze delle nuove generazioni.

La cultura secolare, il senso del bello e le capacità italiane legate all’artigianato, alla progettualità e alla creatività ci permettono di trasformare una lacuna in una possibilità di evoluzione. Le più grandi civiltà della storia trasmettevano l’insegnamento attraverso l’aggregazione e il confronto nelle piazze e negli anfiteatri, dove poter sviluppare nuove forme di pensiero.
 

L’Istituto Comprensivo di Montereale Valcellina “Padre David Maria Turoldo” ha reinterpretato in chiave moderna questa consolidata e magnificente visione, coinvolgendo diversi attori nel territorio in una serie di laboratori per gli studenti.

Sono stati guidati in attività pratiche, che stimolino la creatività, il “saper fare” e il confronto in gruppo, operando in particolare nei locali della Scuola Secondaria di I grado di Montereale Valcellina, che hanno la fortuna di possedere i requisiti architettonici per intervenire con questo progetto educativo innovativo.

Oggetto dell’intervento sono stati l’ingresso della scuola e relativo atrio, l’Aula Magna dell’Istituto, l’aula adibita a biblioteca e l’orto della scuola primaria.

Il progetto è coerente con gli obiettivi di cui all’articolo 1 dell’avviso del M.I.U.R. n. AOODGEFID 14384 del 05/11/2015.

Quando al mattino un alunno varca la soglia della propria scuola, si immerge immediatamente in un clima, un contesto fatto di architetture, arredi, oggetti e strumenti che assieme a relazioni, strategie e metodologie didattiche, concorrono a determinare la qualità della formazione.

L’apporto di strumenti tecnologici come la LIM o tablet, non è sufficiente per rispondere al problema dell’innovazione didattica, è necessaria anche la trasformazione degli spazi in ambienti accoglienti di apprendimento.

La nostra scuola adotta scelte educative e metodologie didattiche che sottolineano l’importanza dell’AMBIENTE inteso come il luogo di vita, di relazioni, di incontro confronto e integrazione ed è per queste motivazioni che l’Istituto promuove la realizzazione del progetto in questione.
 

L’Istituto permette inoltre una collaborazione attiva con le associazioni e gli enti del territorio, i quali utilizzano già in parte gli spazi dell’edificio per rappresentazioni teatrali, riunioni o conferenze. Il legame tra scuola e territorio diventa ancora più solido dal momento che gli stessi rappresentanti delle associazioni sono chiamati a prendere parte alla realizzazione del progetto ciascuna con ruoli e competenze diverse. I ragazzi possono provare così la sensazione di far parte di una comunità che è attenta ai loro bisogni e necessità e che concorre alla realizzazione della loro identità sociale.

Un altro aspetto importante è il poter dare spazio alla creatività dei ragazzi che sono protagonisti attivi con le loro idee nella realizzazione del progetto; se uno degli obiettivi a scuola è l’inclusione, queste attività laboratoriali sono spesso la risposta anche per gli alunni che manifestano difficoltà nelle classiche discipline scolastiche e che acquistano autostima e fiducia in se stessi attraverso proposte e metodologie diverse.

Luoghi di ritrovo e confronto tra ragazzo ed adulto, dando possibilità e spazio ad approcci di sperimentazione classica e moderna intrecciandosi con il network di professionisti dislocati sul territorio, concependo quindi esperienze artistiche, lavorative e tecnico scientifiche prima non immaginabili. Il confronto con professionisti, ed esperti dei più svariati settori, mostra ai ragazzi la qualità di un “modus operandi” di successo, libero di essere arricchito dalle esperienze vissute attraverso la pratica.

L’istituto Comprensivo di Montereale Valcellina “Padre David Maria Turoldo”, accoglie gli alunni della zona pedemontana e montana della parte nord-ovest della provincia di Pordenone e dei Comuni di: Montereale, Erto e Casso, Cimolais, Claut, Barcis, Andreis e Vajont.

 La mia scuola accogliente è 


 Direzione Artistica 

La direzione artistica del progetto LA MIA SCUOLA ACCOGLIENTE ha visto la necessità di mettere in atto una fitta rete di collaborazione tra i vari attori del territorio. Non si è trattato solamente di relazionarsi con gli artisti, valutare il loro progetto e l’interazione con i ragazzi, ma di preparare la scuola e l’intero sistema ad accogliere un progetto che ha visto i numerosi attori, artigiani, aziende, artisti, associazioni, operai, volontari e curiosi muoversi tra i locali del plesso scolastico, per fornire servizi, materiali e manodopera. Uno degli scogli più grandi è stato far relazionare il settore della pubblica amministrazione con le sue tempistiche ed autorizzazioni spesso troppo poco snelle rispetto ad un sistema aziendale ed imprenditoriale. Sbrogliare la matassa e rendere il tutto fluido e snello, permettere agli operatori di svolgere il loro lavoro al meglio è stata l’impresa più ardua, il resto, recuperare il materiale, gli sponsor, le sinergie con le persone e le scelte estetico artistiche, son venute da se! Gli artisti coinvolti, grandi professionisti del loro settore hanno saputo dare il meglio, sapendosi adattare e modellare alle più svariate esigenze, riuscendo insieme ai ragazzi a produrre dei lavori strepitosi di altissima fattura! Grandissima è la soddisfazione nel aver visto i ragazzi coinvolgersi al progetto ad ogni incontro sempre di più! il renderli partecipi, attivi nella progettazione e nell’esecuzione dei lavori ha generato il fenomeno del riconoscersi soggetti attivi e partecipativi e non solo passivi utenti del sistema, questo senso di “proprietà” genera un rispetto verso i beni altrui, in quanto ci si sente artefici di un lavoro di squadra che ha dato dei risultati superiori alle aspettative. Questo fenomeno è conosciuto con la teoria della “finestra rotta”.

La teoria delle finestre rotte è una teoria criminologica sulla capacità del disordine urbano e del vandalismo di generare e comportamenti anti-sociali. La teoria afferma che mantenere e controllare ambienti urbani reprimendo i piccoli reati, gli atti vandalici, la deturpazione dei luoghi, contribuisce a creare un clima di ordine e legalità e riduce il rischio di crimini più gravi.

Ad esempio l’esistenza di una finestra rotta (da cui il nome della teoria) potrebbe generare fenomeni di emulazione, portando qualcun altro a rompere un lampione o un idrante, dando così inizio a una spirale di degrado urbano e sociale[1]. Nel 1969 il professor Philip Zimbardo condusse un esperimento di psicologia sociale presso l’Università di Stanford[3]. Egli lasciò due automobili identiche, stessa marca, modello e colore abbandonate in strada, una nel Bronx, zona povera e conflittuale di New York, l’altra a Palo Alto, città ricca e tranquilla della California. Lo scenario era quindi quello di due identiche auto abbandonate in due quartieri con tipologie molto diverse di abitanti, con una squadra di specialisti in psicologia sociale a studiare il comportamento delle persone in ciascun sito.

Ciò che accadde fu che l’automobile abbandonata nel Bronx cominciò ad essere smantellata in poche ore, perdendo le ruote, il motore, gli specchi, la radio, e così via; tutti i materiali che potevano essere utilizzati vennero rubati e quelli non utilizzabili vennero distrutti. Al contrario, l’automobile abbandonata a Palo Alto rimase intatta. In tali casi è comune attribuire le cause del crimine alla povertà. Tuttavia, l’esperimento in questione fu proseguito. Dopo una settimana, durante la quale la vettura abbandonata nel Bronx era stata completamente demolita mentre quella a Palo Alto era rimasta intatta, i ricercatori decisero di rompere un vetro della vettura a Palo Alto; in breve tempo i ricercatori assistettero alla stessa dinamica di vandalismo che avevano registrato nel Bronx: furto, violenza e vandalismo ridussero il veicolo lasciato a Palo Alto nello stesso stato di quello abbandonato nel distretto malfamato di New York.

L’intero progetto è durato quasi due anni, otto mesi dedicati ai laboratori dei ragazzi, il resto del tempo si è speso nella progettazione, programmazione, nelle relazioni con il territorio, i rapporti con le aziende e la risoluzione delle pratiche burocratiche, in tutto questo si devono ringraziare quelle figure che hanno reso possibile tutto il lavoro, in primis sicuramente la professoressa Pavani, referente del progetto, la dirigente scolastica, dottoressa Fabbro e la DSGA Chialchia che ha dovuto compiere l’opera ciclopica del verificare regole, leggi, normative, conteggi e rendicontazione… Molti altri sono gli attori da ringraziare, nello specifico il maestro Erik, sempre in prima fila con i volontari nello svolgere innumerevoli interventi, tutti i docenti referenti dei laboratori artistici, gli operai comunali che hanno svolto i lavori più pesanti e sicuramente il Sindaco che ha permesso lo svolgersi di tutto il progetto. Menzione speciale a quei genitori che hanno contribuito dando la disponibilità del loro tempo, un grazie anche ai collaboratori scolastici che sempre presenti hanno mantenuto l’ordine e la pulizia laddove a volte ce se ne dimenticava e grazie anche a chi come il Sig. Andrea Secomandi completamente estraneo al progetto, quando ne è venuto a conoscenza, ha donato alla scuola il proprio deltaplano per poter decorare lo spazio espositivo del soffitto.  

Un esperienza meravigliosa che ha lasciato alla mia persona un ottimo bagaglio formativo ed umano che va ad implementare gli altri percorsi di direzione artistica quali le 5 edizioni di Cimolart, 2 edizioni di Artinval, Bibione Mare “opere a cielo Aperto”.

Ora a pochi giorni dalla riapertura dell’anno scolastico, non resta che riconsegnare la scuola ai ragazzi che potranno godersi le migliorie progettate e realizzate, vivendo indubbiamente la scuola con uno spirito leggermente più colorato.

Nicolas Vavassori

 



 
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