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Storie del Cellina tra Ravedis e Partidor

5 - Giulio


È stato, per tutto il Novecento, uno dei punti di riferimento della viabilità altopordenonese. E prima, luogo di acque libere e domesticate.

 

 

 

PONTE GIULIO

Il ponte in ferro a cinque luci, sorretto da piloni in muratura, metteva in comunicazione Maniago con Montereale scavalcando il Cellina e le rogge di Aviano e di Vivaro che scorrevano sulle rive opposte. L'aspetto odierno è frutto di rimaneggiamenti del disegno originario – risalente al 1875 –, resisi necessari a seguito dalla piena del torrente del 1877. L'esondazione compromise parte delle strutture in costruzione, costringendo gli ingegneri ad una riprogettazione statica dell'opera in previsione di ulteriori piene. Il ponte, così rivisto, fu inaugurato il 15 luglio 1888. Subì qualche danno nel corso del secondo conflitto mondiale. Nel 1990, si provvide a rinforzare il piano viario con delle vistose traverse in ferro da pila a pila utili ad aumentare la sua portata.
Bibliografia:
La porta della Valcellina. Montereale Valcellina, Grizzo, Malnisio, San Leonardo Valcellina, appunti di viaggio, a cura di Patrizio De Mattio, Montereale Valcellina, Comune di Montereale Valcellina, 2003.
Ricordi Maniago e dintorni. Inaugurazione del Ponte Giulio sul Cellina 15 luglio 1888, disegni dal vero di F. Fruscalzo, [S. l.], Società Cooperativa Veneta, 1888.
L. Zin, Il Cellina, 2, Pordenone, Consorzio di Bonifica "Cellina-Meduna", 1997.

 

PORTO FAELLI (rovine del fabbricato)

Del porto Faelli restano i ruderi del fabbricato del conduttore con attigua fornace di calce, visibili al centro dell'area dell'impianto di vaglio ghiaie. Il porto entrò in attività nella seconda metà dell'800 per volontà del commerciante di legnami Antonio Faelli. Si trattava di un piccolo bacino idrico artificiale, adiacente alla roggia, creato arginando una porzione di golena attraverso bocche d’entrata e uscita dell'acqua, ed utilizzato per l'approdo, sosta e controllo delle borre: tronchi di legno lunghi poco meno di due metri. Il legname veniva tagliato nei boschi montani e condotto a valle per fluitazione, prima sul Cellina, quindi, dopo ulteriori ed eventuali lavorazioni, sulla roggia di Aviano e poi sulla Brentella fino a Porcia, dove veniva caricato sui burci (imbarcazioni dal fondo piatto), per proseguire la navigazione nel Noncello, nella Livenza e nell’Adriatico, ed infine raggiungere Venezia. Il tragitto fino a Porcia era provvisto di 9 punti di sosta, fra approdi e porti.
Poco lontano dalla stele, sono ancora presenti la chiavica d’ingresso (con i netti piccoli incavi verticali dove scorreva la paratia) e la galleria di sottopasso della roggia di Aviano. Appena a monte del rilevato stradale, si trovava il porto Zatti (analogo e coevo a quello dei Faelli) del quale, però, non rimane alcuna traccia.

Bibliografia:
L. Zin, Il Cellina, 2, Pordenone, Consorzio di Bonifica "Cellina-Meduna", 1997.

 

IMPIANTO LAVORAZIONE GHIAIE

L'impianto, ancora attivo, si sviluppa su una vasta area sterrata adiacente al greto del Cellina. Rispetto all’analoga struttura poco a monte, qui si può osservare il ciclo di lavorazione delle ghiaie completo: dall’apporto del materiale scavato al risultato della vagliatura, con le diverse graniglie ammonticchiate e, al margine, gli scarti.

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