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Boys don’t cry. Soldati, Grande Guerra, Mascolinità - Progetto “L'altra mobilitazione 14-18"

Venerdì 22 luglio 2016, ore 21.00 - Teatro dei Fabbri, Trieste


Lettere e diari di soldati al fronte, brani di intellettuali dell'epoca, foto di guerra. Tre storici. Un attore di teatro. Un tema: la Prima Guerra Mondiale e la mascolinità. “Boys don’t cry” è la fusione di tutto questo. Serata di cultura, intrattenimento, e di public history nata da una collaborazione tra l’Istituto Livio Saranz e la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano nell'ambito del progetto “L'altra mobilitazione 14-18”.

Boys don’t cry. Soldati, Grande Guerra, Mascolinità si terrà venerdì 22 luglio, a Trieste presso il Teatro dei Fabbri (in via dei Fabbri 2/A) con inizio alle ore 21.00.
 

“Boys don’t cry”, i ragazzi non piangono. Ma i soldati sì. È il racconto di un tema complesso, pressoché sconosciuto al grande pubblico: il crollo dei miti della virilità autoreferenziale ottocentesca, la costruzione e la decostruzione della mascolinità nell'esperienza degli uomini che hanno combattuto la Grande Guerra. Un racconto che usa parole esplicite grazie al linguaggio immediato delle scritture dei testimoni, riproposte con la formula altrettanto diretta di un reading spiegato. Le letture dell’attore Maurizio Zacchigna, intervallate dagli interventi degli storici Nicola MaranesiErica Mezzoli e Ariella Verrocchio, tracciano un percorso che parte dalla costruzione dei miti della guerra rigeneratrice e dell’eroe guerriero. Rappresentazioni che a contatto con la realtà del fronte si sgretolano. Diario dopo diario, lettera dopo lettera, racconto dopo racconto si svela ai combattenti la reale situazione dell'essere soldati. Quell'immagine del guerriero, propagandata da giornali e iconografie, con cui erano arrivati al Fronte, nel terribile impatto con la guerra di trincea si sfalda fino a crollare. In questa nuova condizione esistenziale, il corpo diventa qualcosa d'altro, si trasforma, si fa luogo dell’orrore, della compassione, della perdita di sé. La potenza sessuale maschile, dapprima "innalzata" a dignità di arma bellica, si ritrova offesa e minacciata. Un cortocircuito che, in quelle circostanze, riuscirà a mettere in crisi i miti autoreferenziali della virilità, le autorità patriarcali e maritali. Nella scoperta di una nuova dimensione della corporeità e della affettività maschili, nuovi orizzonti identitari si aprono ai soldati. Fino all’arrivo di una nuova, grande seduzione pubblica che nell'immediato dopoguerra sarà capace di riavviare da capo, e ampliare in potenza, il cortocircuito delle illusioni e disillusioni.




 
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