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Castello



 

 "Un fiume regale" di Novella Cantarutti 

Un fiume regale (Giorgia, Veronica, Warda, Francesca, Elisa T., Valentina I., Angela, Maria)

Giorgia
Un fiume regale. 
Sembra che sia soltanto pigro, il Tagliamento, l’Aghe per eccellenza. Il Friuli sta di cà e di là da l’Aghe che lo divide e lo lega dalla Carnia al mare. Ed è una distinzione fondamentale quella che si fa tra chi vive oltre le sponde opposte di questo antico e ben definito limite.
Il nome che gli venne dai Celti e forse prima, Tiliaventum maior (perché c'era anche un minor che cambiò nome e si perdette di strada) suona quasi involgarito nella forma italiana, ma lungo il suo scorrere, serba, per tratti, il suono nativo: Tilimènt Tilimìnt. Di lui è detto nei testi di geografia: ” fiume a regime torrentizio” e la definizione, giusta fin che si vuole, mi urtava, nei tempi in cui si imparano le cose, perché mi pareva Intesa a diminuirlo.

Veronica
A chi guarda dalla curva oltre lo sprone di Ragogna, le acque che escono raccolte da sotto il ponte breve che va a Pinzano, o dalle balconate alte di Spilimbergo, si accorge che le ghiaie, superata quell'ultima gola di monte, si sono prese, a somiglianza dell'acqua, la briga di straripare in modo da riempire gli occhi. È impossibile che non sembri angusto l'Arno il Tevere fangoso a me abituata alla limpida e distesa regalità del Tagliamento con le acque che si diramano su un letto dove riposano, quando non ci sono burrasche, o forse si muovono impercettibilmente le distese di sassi che il fiume trascina dal suo nascere lontano sotto la Mauria, rubando per strada ai monti di Carnia tutta un campionario di pietre.

Warda
Rotolando giù hanno il tempo di rendersi levigate e monde, sicché, quando appaiono sullo straripato alveo, la Grava (questo è l'altro nome del Tagliamento) diventa appena la lambisce un po' di sole, un prato minerale o un mosaico immenso dove appaiono disegnate sul bianco, fioriture strambe, le più varie di colore, estro e grana incorniciate da bande d’acqua lucente.

Francesca
Si presenta così verso Dignano, dove il fiume ha bisogno d’un ponte con una fila d’arcate che non finisce più; poi continuando la strada, riduce, a grado a grado l'ampiezza. Quando tocca Madrisio, nella bassa pianura, la sua distesa veste è già raccolta entro gli argini, pronta a stringersi nel mare.

Elisa T.
A monte però, sotto il castello e i palazzi di Spilimbergo, il fiume si fa paese, insinuato com’è nella sua storia e nella geografia: tra muraglie arcigne e stradette ripide, per tratte ancora residui d’erba e sassi, c'era la Puarta da la Grava. Si può ben supporre dove si apriva e indovinare lo spazio dove, forse dal Trecento, si teneva mercato nei pressi d’un guado da raggiungere passando davanti all’Ancona, una chiesa che appartiene tutta al Tagliamento, perché dovette essere sacello d’una deità del fiume, prima d’aspettare la sua Madonna dagli occhi d'acqua, approdata - si raccontava - durante una di quelle piene arrabbiate che hanno sempre fatto tremare la gente delle sponde.

Valentina I.
Perché il Tagliamento ha furie commisurate alla sua vastità e, quando arriva a colmare il letto ai piedi di Spilimbergo, si è già inghiottite le rive a monte e si prepara a sgangherare gli argini verso la pianura. Sa peraltro essere generoso e non solo ha ceduto gran tratti delle sue distese agli isolotti di erbe dure e di eriche rosse, di vincastri e di piccoli tenaci arbusti dei quali non ho mai saputo il nome, ma solo il sapore aspro delle bacche che macchiano il verde d'aranciato. Lascia vivere ancora, dove le lame d'acqua si asciugano ma resta perenne l'umidore, sommesse famiglie di pioppi che combinano col sole concerti trasparenti e indefinibili variazioni.

Angela
E, avendo il Tagliamento tanta ampiezza da condurre a spasso le acque per meandri discorrenti dall'una all'altra sponda, ha lasciato quiete all'asciutto intere lande, dove la gente ha dissodato le ghiaie, seminato grano, piantato vigne e frutteti, e un intero villaggio si è annidato e cresce sotto li’ muculis ossia le rive  alte del fiume che permisero - sono passati molti secoli - al castello di piantarsi a fare la spia tra montagna e piano e al paese di crescerli intorno e al grande Duomo di alzarsi a pregare Dio in pietra, archi e affreschi, contemplando il libero fiume.

Maria
La gente di una volta, quando si scolorava il sereno e della Grava si alzavano le nebbie, intravedeva le forme di mitiche lavandaie intente a sciacquare panni d'ombra nel polverio. È vero invece che quando rotolano su dal mare le nuvole dello scirocco, anche i gabbiani accorrono risalendo la corrente. Mentre le acque si affannano inquiete a coprire il prato di pietre e, ai margini del biancore spento, si contorcono alberi ed erbe, il volo arcuato dei gabbiani incorona l'alveo regale dell'antico Tiliaventum.




 
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